Paolo De Cuarto nasce in un posto a sud del sud dell’Italia: Catanzaro.
Ebbene, questa è la traccia biografica che riteniamo sia indispensabile per comprendere il suo percorso d’artista. Per il resto, la vita di un artista si delinea di conseguenza alla propria ispirazione; ma c’è sempre un punto d’origine, un giorno qualsiasi della propria esistenza, che sulla carta diventa “biografia”, da cui tutto comincia.
Paolo è un bambino calabrese, uno tra tanti a vederlo così, smilzo, vivace come tanti; eppure è un bambino speciale: gli piace osservare e soprattutto gli piace disegnare. Gli scorre nel sangue un po’ di Mimmo Rotella, suo celebre zio; si porta negli occhi le fotografie di un posto dove il tempo non passa, ma resta quietamente ad attorcigliarsi su se stesso, tra aspettative di un futuro che non arriva mai e il peso sommesso di un passato in cui tutto sommato ognuno piacevolmente si crogiola.
E’ da questo tempo fermo, che ha consentito a una vecchia pubblicità su muro della Cinzano di sopravvivere al corso della storia e di imprimersi nella sua memoria, che Paolo estrapola il suo modo di essere artista.
Li mette nella valigia, quella immagine e il tempo fermo della sua Catanzaro, assieme ai ricordi e al calore di una “tipica famiglia del Sud”; e li porta con sé a Milano, dove arriva per sbarcare il lunario, come tanti.
A Milano il tempo sta agli antipodi della dimensione in cui ha vissuto fino ad allora; corre costantemente in avanti, è quasi tutto futuro o quanto meno futuristico, passa velocemente senza aspettare nessuno, è in linea con una modernità che dimentica in fretta e si infatua di tutto, senza amare mai davvero nessuna cosa.
E’ in quel preciso momento che l’immagine della pubblicità della Cinzano si staglia come una montagna nello sguardo di Paolo De Cuarto, che nel frattempo frequenta assiduamente gli ambienti degli artisti, grazie alla collaborazione con lo zio famoso, Mimmo Rotella; è così che decide di rendere omaggio a tutta la bellezza che dalla modernità viene consumata in fretta e poi gettata via.
La sua memoria torna al Carosello televisivo, che teneva stretta tutta la famiglia attorno al televisore prima di andare a dormire, alle rèclame che promettevano un mondo migliore, dagli anni ’20 ai ’50; si accorge che esiste un altro modo per raccontare la storia delle nostre trasformazioni e che da quel modo si può e si deve produrre una nuova bellezza, indistruttibile, protetta dalle tele, fissata nel tempo dell’arte, che non passa mai e che non passa mai di moda.
Pesca dal passato immagini che dormono da qualche parte, nella memoria collettiva, riporta il passato nel presente e lo fa diventare “Pop”. Dal 2002 ad oggi le immagini di Paolo De Cuarto hanno celebrato il Carosello della memoria in tutta Italia e poi in tutto il mondo, approdando nel 2014 addirittura in Cina.
Con “Tracce”, la mostra che ha inaugurato i percorsi di Matera, dichiarata patrimonio dell’umanità, il pittore calabrese ha definitivamente mostrato in maniera inequivocabile l’originalità del suo talento, che amo definire “racconto senza parole a tinte retrò”
Di lui Achille Bonito Oliva ha scritto “Egli è l’esecutore pittorico di una volontà affermativa dell’arte di non prescindere dalla storia, fatta di eventi esemplari ma anche di inquadrature che enfatizzano la vita”
La vita di Paolo De Cuarto è una vita semplice, esce fuori dagli schemi degli artisti bizzarri, contraddice anche in questo il luogo comune dell’impronta maledetta di chi vive di ispirazione; la vita di Paolo, se siete proprio curiosi, la potete respirare sulle sue tele, provando a immaginare un bambino che cerca di salvare un mondo a colori dal grigiore di un futuro cinico a tutti i costi.

la tecnica che rifugge dalle tecniche

Paolo De Cuarto è stato definito in molti modi, con tante parole difficili e tecnicistiche, dai critici d’arte e dagli esperti del settore.
Com’è giusto che sia – è innegabile – ogni volta che ci troviamo di fronte ad un artista che crea qualcosa di veramente originale.
Personalmente non prediligo i tecnicismi, che riassumono la maniera di esprimersi di un artista in etichette riassuntive; per meglio dire, preferisco il linguaggio della poesia e del racconto, che crea un ponte tra diverse forme d’arte e consente a tutte le persone di apprezzare non solo quello che vedono coi propri occhi, ma anche di comprendere ciò che le opere vorrebbero narrare, spiegare, talvolta gridare.
La fonte d’ispirazione primaria della tecnica pittorica di De Cuarto , sono senza ombra di dubbio i Ghost Signs. Oltre la pubblicità della Cinzano, c’erano tante altre pubblicità murarie, in Italia, sopravvissute a volte solo in piccoli squarci alla falce implacabile del tempo; e poi c’erano gli slogan, tracce di una storia che aveva profondamente segnato la nazione e che se ne stavano lì, come monito dai muri, fantasmi che facevano e fanno ancora paura. La ricerca dei Ghost Signs trova il suo più ampio riscontro a New York e in tante altre città americane, dove i grandi affreschi murari pubblicizzavano i prodotti commerciali in prossimità dei luoghi di maggior afflusso e di maggiore densità demografica.
E’ proprio da quei muri che il pittore calabrese comincia il suo recupero, il suo “restauro” delle immagini, decontestualizzandole dal fine commerciale, ormai perso a favore di prodotti moderni e di nuove forme di pubblicità, e vestendole di un nuovo valore, poetico e didattico.
C’è una bellezza malinconica e poetica nelle réclame riportate alla vita, una bellezza quasi struggente, sospesa a metà tra il sorriso e il pianto; ma c’è anche un profondo insegnamento: nulla in fondo, di quanto è stato creato, va gettato via senza provare a riportarlo in vita. Per cui possiamo affermare che la tecnica di De Cuarto si scosta infine dalla semplice decontestualizzazione teorizzata da Duchamp e diviene più una vera e propria opera di salvataggio, una respirazione bocca a bocca effettuata a pezzi di vita agonizzanti sotto la coltre implacabile del tempo.
Perciò, pur ispirandosi a immagini “pop”, ideologicamente le opere di De Cuarto non possono essere collocate propriamente nella Pop Art e nel Nouveau Realism; esse sono straordinariamente innovative, profondamente poetiche, non sono realizzate per “vendere” e generare profitto né celebrano il mondo consumistico che tutto fagocita; al contrario tingono con efficace poesia il concetto del recupero.
L’arte di De Cuarto non può nemmeno essere assimilata al Decollage, ossia alla sovrapposizione di pezzi sopravvissuti e poi mescolati in un nuova forma di vita; nonostante si possa avere la tentazione di associare la sua opera a questo tipo di espressione artistica, in realtà esse sono più uno scavare dei reperti e consegnarli al mondo nella loro originale e non artefatta bellezza.
Stuccare la tela, far rivivere le immagini di un tempo, poi riconsegnarle al tempo con la graffiatura e l’ossidazione: è civiltà. Poiché nessuna specie intelligente, soprattutto la nostra, ormai avulsa dalla speciazione nel senso letterale del termine, può civilmente sopravvivere a se stessa senza guardare al passato per costruire un nuovo futuro. Delle opere di De Cuarto osiamo dire che non vanno definite bensì ascoltate, con un impeto di romanticismo che ci salva dalla disattenzione della fretta.

Emma Pirozzi