Esposizione opere di Antonio Barbieri – Elisa Bertaglia – Luca Grechi

Sogno, mito e realtà sono alcuni dei concetti che accomunano il percorso artistico di Elisa Bertaglia, Antonio Barbieri e Luca Grechi i quali, attraverso il loro peculiare sincretismo, mescolano uomini, piante e animali.

I disegni di Elisa Bertaglia e di Luca Grechi evocano atmosfere fantastiche popolate da figure antropomorfe e sospese, così come le sculture antropoidi di Antonio Barbieri, sembrano disegnate con il filo di ferro e poi sospese nel vuoto: personaggi fantastici in luoghi esenti dal tempo.

Come scrive Rosalind Krauss: “In termini Lacaniani, l’Immaginario è il regno dell’immaginazione, specificata come atemporale perché slegata dalle condizioni storiche” (L’originalità dell’avanguardia e altri miti modernisti, 2007).

Osservando le opere in mostra, si percepisce il trait d’union che collega il lavoro dei tre artisti: il “sottile filo” si materializza nel delicato tratto di Elisa Bertaglia, in quello più marcato di Luca Grechi fino ad assumere la terza dimensione nel lavoro di Antonio Barbieri.

Come una fenice, le “creature” di Barbieri sembrano risorgere dalle proprie ceneri, o meglio dalle ceneri del tronco d’albero sul quale poggiano e dal quale si diramano le radici che espandendosi al disopra di esso, ne definiscono il peculiare aspetto antropomorfo. Diversamente, nei disegni di Bertaglia riecheggia la natura, nella quale infanti si celano in un fogliame verde vivo che sembra volerne ricordare la giovinezza e l’energia vitale, ma allo stesso tempo la loro vulnerabilità. Tra il pensiero dei due artisti, vi è quello di Grechi che attraverso i suoi disegni dal tratto filamentoso crea e ritrae figure immaginarie ispirate all’uomo, alle piante e agli animali e ne combina le fattezze in maniera apparentemente fortuita, esprimendo ed esperendo il lato inconoscibile della vita, la sua fragilità, ma allo stesso modo la sua forza creatrice.

Un altro aspetto in comune ai tre artisti è l’assenza di un reale riferimento sia temporale, sia architettonico: le sculture e le silhouettes spesso poggiano su strutture fittizie o assenti, fluttuano e si tuffano nello spazio immaginario e immaginato. In questo spazio, le posture degli antropoidi modellati da Barbieri evocano l’attitudine degli infanti ritratti da Bertaglia, così come i disegni di Grechi richiamano figure umanizzate che si fondono con la natura dando origine a esseri irreali dalle sembianze inaspettate.

In questa dimensione chimerica, le opere instaurano un dialogo continuo di cui si può ascoltare il brusio crescente del narrare di favole e di storie mitologiche, dove la fantasia si scontra e si concilia con gli archetipi, intesi come “i modelli più profondi del funzionamento psichico, come le radici dell’anima che governano le prospettive attraverso cui vediamo noi stessi e il mondo” (James Hillman, Re-Visione della Psicologia, 1975).

Indipendentemente e ognuno alla sua maniera, i tre artisti operano un processo di fusione della vita cosciente con quella inconscia, proprio come avviene nei sogni.

Una sorta di “Surrealismo del XXI secolo”, dove l’inconscio ci appare più docile grazie ad una maggiore consapevolezza del Sé: non si rifugge la realtà, ma al contrario è la realtà stessa ad allearsi con l’immaginario generando sogni, dando vita alle immagini oniriche.

Isabella Vitale